LA DEPOSIZIONE DI EURIDICE

 

La performance La deposizione di Euridice prende corpo da un lavoro, durato due anni, sulle figure di Orfeo e Euridice.

Euridice discende negli Inferi, uccisa dal morso di un serpente. Quando muore non ha difese proprie verso il mondo che la circonda (il mito racconta che è sola nel bosco quando il serpente la morde, inseguita da un uomo che la vuole violentare); eppure prima di sposarsi era una ninfa protettrice dei boschi! Nell’unione con l’uomo-Orfeo ha perso se stessa e la sua vera natura.

Sprofondando ripercorre milioni di vite nella relazione con l’uomo, dal quale forse per sempre sarà lontana.

Nel suo viaggio sotterraneo verso la solitudine e la conoscenza, è iniziata ai Misteri da Persefone: è il ritorno a casa.

Orfeo vive di arte, di bellezza e dell’immagine poetica che proietta sulla sua compagna. Si dispera per la perdita dell’amata e riesce ad accedere al mondo di sotto (sogno/morte) grazie al suo canto.

Quando la raggiunge nel regno di Persefone, non riesce a sostenere il dionisiaco che potrebbe essere in lei. Guardandola se ne allontana per sempre, abbandona la sua arte e muore smembrato dalle Baccanti.

La deposizione di Euridice è la messa in scena di una situazione e di un attimo.

La situazione in cui il serpente morde Euridice.

L’attimo in cui Orfeo si volta.

Istanti sovrapposti in cui le immagini idealizzate che l’uno proietta sull’altra crollano.

 

 

 

Visioni di spazio.

Immobile.

Occhi su di lei, spasmo.

Buio.

Orfeo annuncia tensione.

 

 

Notti.

Accadimenti notturni.

Rotazioni e accorpamenti.

Discesa.

Senza fretta sprofondo. Nel piacere-dolore.

Millenari atti tra uomo e donna.

Amo. Odio.

 

 

 

 

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